DI.DI.AU. dispositivi dinamici autoilluminanti

L'Arte come movimento o il movimento nell'arte. Taluni settori dell'arte contemporanea, hanno fondato i loro postulati estetici sul movimento, assumendolo nelle opere sia come manifestazione reale che virtuale. Il movimento è intanto, nel suo insieme, un mutamento o processo di qualsiasi insieme. Platone, per esempio, distingueva due specie di movimenti: l'alterazione e la traslazione, mentre Aristotele aggiungeva a quest'ultimi il movimento sostanziale e quello quantitativo (aumento e diminuzione). Così, l'arte contemporanea, dal suo canto, non ha voluto rimanere estranea a tale fenomeno e ha dato origine a una storia recente dell'immagine del movimento. Già nel Manifesto realista degli anni '20, Gabo e Pevsner usarono per la prima volta l'espressione "Ritmi Cinetici". Gabo darà un esempio concreto, esponendo un'asta d'acciaio azionata da un motore che prenderà il nome di "Scultura cinetica". Intorno al 1955, la Galleria Denise Renè, la più importante nel campo dell'avanguardia, promuove questo movimento teorizzato dal pittore ungherese Victor Vasarely che si interessa da tempo a questo tipo d'arte, anche come continuazione delle teorie espresse dal Bauhaus. Così, la stessa Galleria Denise Renè organizza una mostra intitolata, appunto, "Il Movimento", articolando la rassegna su tre sezioni principali: una storica con sculture mobili di Marcel Duchamp e Alexander Calder; una con dipinti su vetro a doppio spessore di Vasarely, e una terza con le opere di quattro giovani artisti. Altri artisti si interessano successivamente all'arte cinetica, proponendosi in gruppi di ricerca largamente autonomi e parallelamente all'Arte programmata, alla Gestalt fondata sulla psicologia della forma e sui meccanismi della Percezione visiva. Il Gruppo N di Padova, il Gruppo T di Milano il Gruppo Uno di Roma, il Gruppo Zero di Dusseldorf, l'Equipe 57 in Spagna, il gruppo parigino di Recherche d'Art visuel. Questo breve cenno storico, necessario ai fini della comprensione di un importantissimo settore dell'arte contemporanea non sufficientemente conosciuto e approfondito, serve anche a rendere più comprensiva l'opera di Angelo Paparcuri e le motivazioni non soltanto estetiche che la compongono. Intanto il movimento o il dato cinetico che interessa Paparcuri, è fondato prevalentemente sulla luce libera o inglobata in accorgimenti meccanici semplici ed efficaci che consentono alle sorgenti luminose e alle loro proiezioni di essere seguite con altrettanto dinamismo ottico, al fine anche di poter recepire l'ironia sottile che le stesse opere costruiscono, anche attraverso i titoli, sollecitando l'immaginazione dell'osservatore, i suoi umori. ("Tortura a vento per mezzi uomini", per esempio, oppure "La sedia Pallante"). Così, questi dispositivi dinamici-autoilluminanti, le lampade alogene dotati di circuiti elettrici a 12 volts; circuiti elettronici e le lampade ad intermittenza, offrono uno straordinario contesto linguistico, il cui aspetto cinetico-luminoso ideato e realizzato da Angelo Paparcuri, non risulta un'eco dei passato ma un'originale manifestazione della ricerca cinetica che caratterizza molti settori della vita del presente.

Francesco Carbone